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Kraken ep
port-royal



01. gelassenheit
02. regine olsen
03. divertissment
04. geworfenheit


°M°003 – 04/2002



Reviews

da www.kathodik.it
giungo in ritardo di circa un anno a parlare del debutto discografico dei port royal uscito per casa marsiglia. non importa, perché per fortuna l’aspetto temporale è sempre relativo. mi sorge piacevole scrivere di questa band che dal proprio sound emette in chiare note la città di provenienza: genova. malinconia, meditazione, spensieratezza, leggerezza: tutte facce di una stessa medaglia che compongono il luogo in cui ruota la poetica del disco; il mare. difficile tentare di descrivere uno spazio così ampio, le arti digitali, l’ambient, sembrano essere la formula adottata dai quattro per comporre un diario di bordo. composti da attilio buzzone alla chitarra, michele ed ettore di roberto, rispettivamente batteria e tastiere con emilio pozzolini anch’egli alle ultime insieme ad un uso articolato di campionatori e drum machine. e’ questa virata verso l’elettronica che contraddistingue la loro verve da altre situazioni (post) sonore. spremiamo le meningi in un oggetto che centrifuga pensieri sinusoidali (affatto nascosti) come la line up di casa warp (autechre), ma svincolandoci dalla contemporaneità l’etereo pensiero del primo brian eno lo si annusa con piacere in particolari frangenti. l’alchimia va plasmandosi con poetiche labradford-iane e sottigliezze popolari (facile da carpire nei delicati arpeggi di chitarra e nelle note minimali del piano nell’iniziale gelassenheit). se l’introversione verso il ritmo cede nella finale geworfenheit inizia a manifestarsi l’aspetto più colto dei quattro, l’elettronica si tinge di suoni esterni (campionamenti vocali dosati con parsimoniosa costruzione). qualcosa con serenità va formandosi infrangendo gli stilemi del post rock italico sempre debitore di band americane, cito tortoise, trans am……………… sarebbe fuorviante tentare di descrivere perché diverse sere l’ascolto di “kraken” è stato preceduto o viceversa susseguito da “watermusic” di basinski….(il titolo di per se è gia esplicativo) ma l’astrazione, anche se differenzia dalla velocità dei primi con la stasi (apparente) del secondo è in entrambi i casi contraddistinta da un amore per filigrane di versatili melodie.

da rocksound (luglio/agosto 2002)
si rifà viva la marsiglia records con un ep assolutamente fascinoso. i port royal si fanno carico di continuare la ricca scena musicale indie genovese, che ruota attorno alla suddetta etichetta e alla fanzine sodapop. si tratta di post-rock per farla breve, ma non sarebbe giusto essere così’sbrigativi. il “kraken ep” disegna melodie non lineari ed evocative, dove arpeggi di chitarra, tastiere dal vago sapore anni ’80, si rincorrono attraverso brume di rumori, feedback e percussioni elettroniche destabilizzanti. un po’ sigur ros, un po’ mogwai ma tanto port royal, musica adatta ad un eventuale attesa su di un molo deserto dell’affiorare di un ipotetico kraken, appunto (più chiari di così). panna

da aktivirus (novembre 2002)
i port royal sono in quattro e si dichiarano influenzati dai labradford quanto dagli autechre, sono nati da una cassetta di cover acustiche dei joy division e hanno aperto per i madrigali magri…che dire…nel loro primo ep “kraken” dimostrano di avere ampiamente metabolizzato i suoni dei loro numi tutelari per restituire al mondo un prodotto relativamente personale, anche se non privo di citazioni (ad esempio il beat incespicante di gelassenheit, memore di casa warp) e retorica. si tratta comunque di tracce molto suggestive e tutt’altro che dannose. (6>7/10) l.brutti

da www.rockit.it
un disco di rarefatta bellezza. 4 pezzi che li ascolti e sei già al check-in di un aeroporto mentale o su un tgv solo andata per l’europa. che questa è la musica adatta. elettronica lo-fi, strumenti, umanità e macchine cioè quel discorso tutto post-moderno portato splendidamente alla ribalta da gente come i notwist, per dire un nome à la page. perché nessuno ha ancora parlato di post-umanesimo? quando le macchine provano sentimenti. quando la vita campionata entra e di conseguenza accompagna/muove/cambia la vita reale. succede qualcosa del genere dentro questo disco. come se la marsiglia records giocasse ad assomigliare alla tanto decantata tedesca morr o come se i port-royal fossero, chessò, dei mum meno perfetti e più provinciali (vi rendete conto che nel campo musicale, in questo momento storico, l’italia è più provinciale dell’islanda ??? pazzesco !!) che campionano la vita e la remixano pressoché in diretta, per riproporcela in tutta la sua contraddittoria e sfuggente e insensata bellezza. per intenderci, come fosse soundtrack per un film d’antonioni ringiovanito e post-dogma. posti ideali per l’ascolto di questo kraken ep: hannover (germania), pieno inverno, neve per le strade e gelo, la saletta studio all’università di design mangiando un kebab take-away e baciando una ragazza finlandese in erasmus. oppure rennes (francia), un monolocale con finestra sul parco, vento freddo e nuvole basse, giorni elettrici del transmusical festival, cucinando spaghetti e aspettando che lei torni dal tnb (teatro). oppure, milano (italia), che come al solito è grigia livida e zuppa di pioggia, anestetizzati al mondo e a zero gradi mentali, soli, sdraiati sul letto con lo sguardo al soffitto e il rumore del traffico della circonvallazione interna incessante sotto le finestre, nessuna prospettiva se non una connessione a fibre ottiche. e restando in italia un altro posto ideale per l’ascolto di questo ep potrebbe essere, perché no, genova. da cui i port-royal provengono. magari come colonna sonora per una visita guidata al porto in compagnia degli amici filmaker austriaci venuti in cerca di location per un non ben identificato documentario finanziato dalla comunità europea. cose del genere. insomma avete capito, questo kraken ep è musica europea contemporanea. quella che quegli stupidi degli americani non sanno nemmeno cos’è. e anche se lo sapessero non avrebbero un briciolo di sensibilità per capirla… (esemplare il packaging del cd: sintesi esatta di low-budget/gusto/raffinatezza/intelligenza)

da www.rockon.it
uscito lo scorso marzo, questo kraken ep rappresenta l’esordio discografico per i genovesi port-royal. il gruppo è composto da attilio bruzzone alla chitarra, michele di roberto alla batteria, ed ettore di roberto ed emilio pozzolini alle tastiere, e quello che riescono a riversare nelle quattro tracce che compongono l’ep è della fantastica elettronica, sospesa tra ambient e crescendi dal sapore quasi techno, arricchita da chitarre acustiche e da particolari molto interessanti. i brani sanno attrarre dall’inizio alla fine, in virtù di arrangiamenti molto suggestivi, di scelte stilistiche particolari, e di una batteria elettronica programmata in modo sempre intelligente ed originale. il primo brano si intitola “gelassenheit” (nome tedesco, immagino, ma non chiedetemi cosa significa. certo che, nel contesto della musica elettronica, qualcuno potrebbe pensare che il nome si ispiri ai titoli incomprensibili, almeno per chi non mastica islandese, dei sigur ros), ed appunto comincia con una base ambientale costituita da soffi di vento e da un particolare pad elettronico, sui quali si inseriscono delle lente note di pianoforte. poi il colpo di genio: compare una drum machine, che batte inizialmente un tempo lento e scomposto, spezzettato, che viene accelerato costantemente, mentre si inseriscono campanelli ed effetti vari sullo sfondo. i beat raggiungono una velocità vertiginosa, ed una intensità da tecnho, ed il brano viene interrotto prontamente prima che la cosa possa stancare; in ogni caso, questo crescendo ritmico di “gelassenheit” è uno dei momenti più esaltanti del disco. segue “regine olsen”, un altro brano molto intenso sul quale si accavallano delle suggestive parti di tastiera e pad, dal sapore lievemente cupo, arpeggi di chitarra acustica ed una batteria che guida i vari crescendo emotivi, mentre si possono udire, sparse all’interno del complesso tappeto sonoro, delle voci campionate che contribuiscono a rendere il tutto vagamente inquietante. l’atmosfera si fa un po’ più rilassata (ma non troppo) nella successiva “divertissment”, nella quale spicca la chitarra acustica, che grazie anche alla base realizzata dalle tastiere mi ha ricordato vagamente il suono di alcuni brani degli acoustic alchemy, mentre la solita batteria programmata si ritaglia ancora un ruolo tutt’altro che secondario, grazie anche alla bella idea di variare lievemente la tonalità di ogni singolo beat, come si può notare chiaramente nel finale. nella conclusiva “geworfenheit” compaiono invece degli arrangiamenti più oscuri e drammatici, costruiti su archi trattati con un forte effetto flanger, che contribuisce, assieme al marasma di voci riprodotte al contrario che si continua ad udire in sottofondo, a creare una piacevole sensazione di confusione e disorientamento. sono veramente stato catturato da questo kraken ep fin dal primo ascolto: il disco si mantiene sempre accattivante, non diventando mai ripetitivo grazie al suo suono riccamente sfaccettato, e alla moltitudine di elementi stilistici e ritmici che lo rendono tanto suggestivo. trovo che il suo particolare sound, ed il personale stile che lo contraddistingue (che siano stati basati su una consapevole ricerca, o su una ispirata sperimentazione, non ha importanza), siano tra i più interessanti ed originali ascoltati recentemente in ambito italiano. i port-royal mi sembrano uno dei gruppi più promettenti nella scena elettronica indipendente nazionale, e questo lo dico dopo aver ascoltato solamente questo loro, intenso, esordio discografico. personalmente penso che li terrò particolarmente d’occhio, e sono pronto a scommettere che per il futuro cercheranno ancora nuove soluzioni per arricchire ulteriormente i loro già ottimi lavori (leggevo sul loro sito che è recentemente entrato nel gruppo un bassista…). se le potenzialità emerse in questo kraken ep sono solamente una parte di tutto quello che il gruppo ha da offrire, sono convinto che per il futuro ci sarà parecchio da divertirsi!

da la haine ‘zine
un paesaggio notturno appena rischiarato dai primi vagiti del crepuscolo. una fotografia invernale di una città congelata nel proprio dormiveglia: neve sui tetti e qualche lampione ad illuminare un po’ il vuoto delle strade. scusate, e non preoccupatevi: non mi sono fatto prendere da improbabili borie poetiche… non ancora, almeno. queste sono solo le immagini più chiare che l’ascolto di questo bel cd mi ha risvegliato nella mente. sto parlando dell’ep – per la genovese marsiglia – dei port-royal, vera e propria sorpresa per il sottoscritto. la materia plasmata è quella di un post-rock elettronico ed atmosferico, intriso di melanconia e sospiri sospesi: 4 tracce per 17 minuti circa di musica che procede quasi come un blocco unico, senza particolari sbalzi stilistici o umorali. volendo proprio fare dei nomi tutelari potremmo parlare di mum, qualcosa dei sigurros, certa “nuova” elettronica minimale, il (cosiddetto) “post-rock” più cupo. ma invece di cercare di sviscerare le possibili fonti ispirative, qui bisognerebbe per davvero soprattutto lasciarsi andare all’intrigante sottofondo fatto di gelidi rumori ambientali, colpi di batteria elettronica che a volte crescono e a volte sbucano fuori dal nulla, brevi campionamenti vocali, tappeti sonori ed accordi strumentali che galleggia qua e là. ascolterete questo cd tutto d’un fiato, senza accorgervi troppo del tempo che passa, e forse anche delle volte che avete ripigiato il tasto play. c’è poco da fare: quando la musica è buona e viene dal basso bisogna farla propria. quindi accaparratevi questo dischetto, per favore (vostro, si intende).

da www.sodapop.it
quattro brani eccezionali di elettronica mescolata a basso, chitarra e batteria, nella migliore scuola inglese di domino e chemikal underground. non è un disco italiano, per niente: i mogwai più lirici qui vanno a braccetto con gli autechre, tra arpeggi che spuntano dal nulla, voci rovesciate e assalti sonori di sintetizzatori; mai nulla fuori posto nonostante la varietà delle possibilità sonore, tutto bilanciato in modo certosino per aggiungere un effetto che ha dell’incredibile, grazie anche a suoni davvero spaziali.

da musica di repubblica
quattro pezzi facili solo in apparenza. i quattro brani di kraken sono segmenti telescopici di un’unica opera lineare, quasi un concept album. la vita scorre tra le note in un susseguirsi incessante di suggestioni: viaggi, voli, porti, sale d’attesa, mercati. si rimane incantati da “gelassenheit” (alba, rugiada) e non ci si accorge di essere entrati in “regine olsen”, seconda traccia che fa navigare nella bruma. si apre la porta del brioso “divertissment” e ci si ritrova all’improvviso nel mondo affollato di voci di “geworfenheit”. semplicità di una colonna sonora di immagini mentali. i port-royal si presentano così con una musica contemporanea, sobria, rarefatta, raffinata fino a rasentare l’anacronismo. il loro ep è a base di elettronica lo-fi, campionamenti vitali, environmental music, è dotato soprattutto di umanesimo industriale. l’ascolto impone uno sforzo d’astrazione inconsueto. loro, i quattro ragazzi genovesi non concedono altro che una foto di copertina che rappresenta un volatile planante su uno sfondo di archeologia industriale. immagini sfuggenti, neorealiste, di contaminata bellezza anche nel loro sito. arrangiarsi dunque e, per una volta, ascoltare e basta. senza chiedersi a che cosa assomigli questo o quel passaggio, senza correre a recuperare questo o quel disco dei notwist per convincersi che in italia è impossibile ascoltare musica da sogno.

da www.post-itrock.com
purtroppo per motivi organizzativi non era stato possibile suonare con loro a genova, ma ai tempi a quanto pare non si erano ancora incontrati con il computer… oggi si presentano con un ep di una ventina di minuti circa; solo quattro tracce, ma studiate e composte con particolare attenzione ai minimi dettagli, sia nell’arrangiamento che nei suoni. fondamentalmente musica elettronica, ma non fredda e inquadrata, ma avvolgente e piena di melodie. ci sono chitarre acustiche, suoni dilatati, tastiere che si incontrano, entrano in feedback e si avvolgono su se stesse per farsi spazio nella testa, senza disturbarti; il tutto in stile post-rock (senza però che il termine stesso li sminuisca!) un cd che si ascolta e che forse finisce troppo presto: un esempio lampante di come si possa usare un computer, così freddo all’apparenza, e sfruttarlo al meglio….un esempio di come molti piccoli gruppi sconosciuti possano dare tanto.

da www.musicboom.it
port royal propongono un pezzo veramente commovente, un po’ mogwai e un po’ vangelis, nell’effetto. veramente notevole. ascoltando il breve kraken ep dei genovesi port royal ci si accorge che i princìpi dell’omonima corrente filosofico- linguistica francese del xviii secolo, in un certo qual modo, sono rispettati. una grammatica universale e ragionata, come quella che doveva regolare la lingua orale e scritta secondo i pensatori del 1700, si ritrova anche nel linguaggio altrettanto razionale e universale di beats, glitches & bleeps utilizzato dalle ultime avanguardie musicali e dalla band stessa. rivolgendosi all’intero ecumène degli appassionati del genere elettronica-post rock, la retorica (nel più vasto senso del termine) sfruttata è quella di formazioni che da anni ormai vanno ridisegnando le direzioni del nuovo corso della musica: ritroviamo gli autechre stemperati dall’incedere comunque geometrico e dilatato di un suono alla for carnation, i mùm, le atmosfere crepuscolari che in regine olsen (miglior pezzo dell’ep) miscelano sapientemente gli arab strap di cherubs con il ryuichi sakamoto di heartbeat ( e gli art of noise addirittura?). il quartetto ligure riesce a calibrare uso di drum machines e loop melodici dipingendo cosi paesaggi eterei dai toni malinconici. kraken ep è un disco soprattutto d’atmosfera, da ascoltare seguendo la skyline di berlino mentre si percorre la città a bordo della s-bahn, o sedendo nel porto di genova guardando i pesci che renzo piano ha disposto sulle pareti bianche dell’edificio-nave, passaggiando lungo il molo di notte. complice, tra l’altro, di tutto ciò, un bellissimo artwork, raffinato quanto semplice. aspettiamo con curiosità un lavoro più sostanzioso… perché questo ci ha soddisfatto in pieno.

da musique
kraken ep” è il progetto dei genovesi port-royal al loro debutto discografico per la marsiglia records, etichetta già in primo piano per aver lanciato i colleghi lo-fi sucks! quattro brani per un totale di diciannove minuti, sono il biglietto da visita che il quartetto sfodera orgogliosamente, proponendo un elegante miscela ambient/elettronica e new age, che annovera cenni di scarne ma raffinate ritmiche drum’n’bass (“gelassenheit”) e brevi presenze acustiche unite ad un tappeto digitale il quale accoglie sofisticate atmosfere (“regine olsen”, “divertissment” e la conlusiva “geworfenheit”), in un contesto onirico-dimensionale che è alla base di tutto il lavoro. tangerine dream è il primo nome che mi ricorda la musica dei port-royal, ma non è un limite, anzi; si intuisce una forte esigenza di sperimentazione nelle composizioni, con l’apporto di qualche campionamento vocale, quasi a mantenere un sottile collegamento con una realtà fonica che non gli appartiene, obsoleta. “kraken ep” non è solo una parentesi (breve purtroppo) di meditazione alternativa, ma anche uno stato d’animo artificiale.