cds, vinyls, tapes, cdrs and mp3 since 2000.




m019_review


komakino
http://www.inkoma.com/
paolo miceli
8/03/07
ep anche da download gratuito (vige la ccmsl), il quintetto genovese, al secondo disco, sciorina un mieloso melenso post-mogwai in dinamiche soft/loud (loud non troppo), con liricità pregna di archi, a tratti rock sinfonica (glass), riuscendo anche ad incorniciare la sample in loop di un’intervista a pasolini all’interno di un ambient sinistro (1859 moustache), per infine concludere con un inaspettato exploit di radice progressiva con qualche gioco vocale (next 5km), che à moi odora troppo di anni 70 per vincere la mia attenzione. il talento c’è, personalmente credo manchino di carisma. ps. l’artwork, per quanto su carta lucida, è veramente carino, con una regina orso (ha la corona..) che gira per la città..

disco club
http://www.discoclub65.it
simone madrau
9/03/07
volendo trovargli un difetto diremmo che dura poco, ma pure è vero che le tracce sono solo tre. loro, gli hermitage, lo definiscono promo: un termine che un po’ fa sorridere. sì, perchè questo as in open spaces vanta in realtà credenziali da vero e proprio ep: registrato presso green fog studio, da cui passa ormai quasi tutto il gotha della scena indipendente genovese; e uscito per marsiglia records, label cittadina piccola ma dall’ottimo fiuto come testimonia il successo di quei port-royal passati da lì prima di atterrare su resonant. in questo caso la materia trattata porta il nome post-rock, per quanto non troppo aderente agli standard; con le chitarre che anche quando più aggressive non puntano mai verso muri di suono compatti come accade con i vari mogwai ed explosions in the sky. spicca invece molto di più la ricerca di un’identità che a volte viene fuori assemblando più movimenti [next 5 km, ovvero la chicago dei tortoise traslata in pieno mediterraneo] altre volte giocando sulla presenza già di per sé piuttosto caratteristica del violino: strumento quest’ultimo spesso complementare ma talvolta cruciale, come in quella glass che è momento tra i più autentici sentiti recentemente in un disco italiano. a proposito di italia: 1859 (moustache) dice di un certo attaccamento del gruppo a questioni socio-politiche, con un’intervista a pasolini mandata in loop e tenuta non sullo sfondo ma in primo piano, amalgamata con il suono generale. c’è un piccolo caleidoscopio di suoni in questi venti minuti, a fuoco quanto basta da suscitare tanti entusiasmi quante inevitabili aspettative.

indie pop
http://www.indiepop.it
salvatore patti
25/02/07
metto le mani avanti : quando la durata di un pezzo supera i sei minuti mi viene l’orticaria. anche se è ben fatto come quello degli hermitage, autori di un pop-post-progressivo eccetera che allunga per quanto possibile trame di chitarra, basso e batteria sino ad ottenerne un tessuto colorato e dalle numerose sfumature. lenti e spesso imprevedibili tracciati strumentali dominano “glass” e “1859(moustache)”, mentre la conclusiva “next 5 km” scombussola ogni certezza accendendosi di elettronica e ritmo e cambiando numerosi volti nei suoi quasi dieci minuti di durata. il lavoro e il talento sono sicuramente da lodare, ma l’ep rimane troppo lontano dai nostri gusti. entrambi gli ep sono scaricabili dal sito di marsiglia (a cui tributiamo un caloroso bentornato) o ordinabili nelle solite elegantissime confezioni cdr trasparenti.

velvet goldmine
http://velvetgoldmine.iobloggo.com/
hank
19/03/07
sempre dalla stessa città, sostenuti dai compagni di scuola e dal premio al goa boa school select (concorso riservato a gruppi di liceali, branchia del goa boa festival), arriva il quintetto degli hermitage con “as in open spaces”. anch’essi amano i port royal, ma si nota molto meno; si tratta di un post rock classico e legato alle soundtrack di yellow capra ed edwood (“glass”); veloci ed elettrici, tanto da inciampare nelle aggiunte vocali (un dialogo politico sui medium di massa) che appesantiscono il sonoro sottostante ed annoiano per la scelta del loop. non siamo a scuola e non saranno più rimandati a settembre, possono crescere tranquillamente da soli.

rockambula
http://www.rockambula.com
floriano liguoro
4/5
05/04/07
infoiati del post rock unitevi!!! da genova arrivano gli hermitage con le loro sonorità lisergiche. “as in open space” è un ep di tre tracce composto da giri di chitarra ipnotici, giri di batteria da morbo di parkinson ed atmosfere siderali. si parte con “glass” con il suo arpeggio di chitarra circolare. in “1859” la musica fa da tappeto ad una sorta di intervista di stampo sociologico. l’ep si conclude con “next 5 km”, il brano più movimentato del disco nonchè l’unico in cui si sente una voce che accenna qualche vocalizzo (bella la progressione finale). gli hermitage sanno quello che fanno e lo fanno bene. ovviamente l’ascolto potrebbe risultare un po’ ostico a chi non fosse abituato a questo tipo di ascolti.

music club
http://www.musicclub.it
ian della casa
05/04/07
gli hermitage sono dei giovani di belle speranze provenienti da genova, dove dal 2004 ad oggi sono riusciti a ritagliarsi una certa visibilità, nonché una notevole considerazione fra gli addetti ai lavori. questo as in open spaces si è di gran lunga guadagnato la medaglia di mio disco del cuore fra le ultime uscite targate marsiglia. tre tracce una più bella dell’altra. impossibile non citare la bellissima 1859 (moustache) nella quale le digressioni strumentali del quintetto genovese, si intersecano con la voce e le parole eternamente postume di pier paolo pasolini. devo dire che non sono certo da meno la struggente glass e la quasi prog next 5 km. as in open spaces è insomma una mini raccolta tutta da scaricare fatta di idee autentiche, gusto e talento. se volete procurarvele, i recapiti sono i soliti www.myspace.com/hermitagepostrock e l’immancabile sito della marsiglia records.

hate tv

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many
24/04/07
con le voci di enzo biagi e pier paolo pasolini, da una vecchia registrazione rai degli anni settanta, inizia 1989 (moustache) e l’atmosfera si carica di un sinistro ambient magnetico. per tre volte, sempre più spiraleggianti e caustiche, il dialogo ricomincia daccapo e mi incolla letteralmente alle casse, per ascoltare, dondolarmi, riflettere. gli hermitage sono dei genovesi armati di chitarre, batterie, synth e violini. sono dediti a quel post-rock che potremmo definire “da combattimento”: nenie ritmiche che si compenetrano e cambiano nell’arco di un minutaggio di gran lunga superiore a quello della solita forma-canzone; una padronanza eccelsa degli strumenti e la capacità di penetrare nello stomaco passando per qualsiasi incavo corporeo a disposizione; e infine – cosa non di poco conto se si considera la facezia emo-sintetica che aleggia spesso tra gli amanti del genere – un peso politico percepibile tra le ritmiche, le note, i dialoghi, le sensazioni e le scelte stilistiche. una commistione perfetta di forma e sostanza. sostanza musicale capace di strappare l’inutilità emozionale di mogwai ed explosion in the sky per innalzare il post-rock sul piano sociale. forma popolare, condivisibile e liberamente scaricabile via creative commons dal sito della marsiglia record, mentre ordinandoli vi verrà spedito un disco racchiuso in una elegantissima copertina di carta lucida, di quella che usavamo alle medie per ricalcare le immagini in aula di educazione artistica. e potrei giurare che difficilmente li vedremo tra le frequenze di brand:new o in tarda notte sulla tv satellitare…

ultrasonica
http://www.ultrasonica.it
freaknrg
04/05/07
progetto musicale genovese nato nel 2004 che dopo varie vicessitudini si stabilizza con l’attuale formazione nel 2006. partiti in tre, gino, ema e luca rispettivamente batteria e due chitarre vengono affiancati dalle tastiere di daniele e dal basso di paolo. daniele lascerà la band e al suo posto subentrerà paola al violino. in questo lasso di tempo producono due demo il cui secondo è questo as in open space che esce per la net label marsiglia record. composto da tre pezzi strumentali, il cd degli hermitage non si presta ad un giudizio completo per ciò che concerne la loro opera. si possono trarre delle conclusioni che rimangono sospese tra il dubbio e l’interessato. i ragazzi si cimentano con un post rock dal sapore seventies. nel senso che il violino e l’uso di synth analogici, le melodie suonate dalle chitarre, avvicinano le loro canzoni a certi strumentali che talvolta facevano capolino negli album di rock progressivo ad interludio e/o completamento di un opera. non si può dire che le composizioni sfigurino se rapportate alle attuali produzioni di genere, ma è altrettanto vero che nell’ insieme si dimostrano ancora acerbe e a volte arrangiate “ingenuamente”. c’è un buon margine di miglioramento ma in questo momento mi fermerei qua in attesa di sviluppi futuri che aiuteranno a capire meglio se questa band ha qualcosa da dire oppure no. qua si è in bilico tra la possibilità di inventare qualcosa di “nuovo” e il rischio di diventare scimmiottatori di un genere che in questi anni difficilmente ha saputo rinnovarsi.

ondalternativa.it

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alessandra
19/05/07
3/5
vincitore dell’ultimo goa boa school select (il concorso riservato a gruppi di liceali legato al più importante festival musicale genovese) il quintetto ligure si presenta alla nostra attenzione con “as in open space”, un promo di tre tracce per la complessiva durata di una ventina di minuti. gino (batteria) ema (chitarra), paolo (basso), fillo (sintetizzatore) e paola (violino e voce) ci propongono tre pezzi per lo più strumentali, di impronta post-rock alla mogwai o explosion in the sky, anche se con sonorità meno compatte e più imprevedibili. apre le danze “glass” senza nessuna fretta, lentamente, con arpeggi e giri di chitarra circolari, accompagnati da una struggente esecuzione di violino a fare da protagonista. singolare e accattivante, “1859 (moustache)” denota l’attaccamento a temi socio-politici da parte della band, mandando un’intervista a pasolini in loop con la musica che, in questo caso, fa da sottofondo. si conclude con dieci, intensi, minuti della quasi prog “next 5 km”, nella quale è evidente la ricerca di un’identità propria, che si discosti dalle varie influenze musicali, magari andando ad assemblare più movimenti, con soluzioni elettroniche a fare da cornice. degna di lode è la presa di coscienza di questi ragazzi delle proprie capacità, sfruttate al meglio e senza strafare, non incorrendo nel conseguente rischio di apparire presuntuosi. soluzioni semplici che si fondono bene con spunti e intuizioni personali davvero gradevoli.

audiodrome
http://www.audiodrome.it
fabio stancati
21/05/07
4/5
“pasolini…”
questo è solo un estratto del meraviglioso sample che accompagna, per tutta la sua durata, “1859 (moustache)”, secondo brano dell’ep dei giovanissimi hermitage, band di genova scoperta dalla marsiglia records, una delle migliori etichette “underground” (chiedo venia per questo orribile termine) del nostro belpaese. quando si ascoltano band come gli hermitage e lavori come as in open spaces, non si può non rimanere sorpresi. non perché gli hermitage siano particolarmente innovativi o originali. la ragione è molto più semplice, più istintiva: la sorpresa deriva dal fatto che una band così giovane sia capace di creare un sound così elegante, affascinante e sinuoso, e che ci riesca con personalità e tantissima passione. forse è proprio questa la parola che meglio descrive il lavoro degli hermitage: passione. perché ascoltando le tre tracce che compongono questo ep si rimane travolti da una carica di vitalità tanto dirompente quanto salutare. post-rock, ma, come afferma la stessa band, sarebbe troppo riduttivo fermarsi a questa catalogazione per descrivere il sound di as in open spaces. di certo gli hermitage hanno ascoltato molto i mogwai, e questa influenza viene fuori in modo preponderante nella già citata “1859 (moustache)”, ma se si sente l’iniziale “glass” con i suoi struggenti violini, vengono subito alla mente i godspeed you! black emperor. alla base di queste influenze e sonorità, c’è, poi, una splendida atmosfera lisergica, riconducibile ai pink floyd mark ii, che rende il tutto più omogeneo e più affascinante, atmosfera che trova il suo apice nella conclusiva “next 5km”, in cui synth, chitarre, e voce femminile (eterea, inaspettata) si uniscono per creare una meravigliosa e malinconica sinfonia. tre brani, nessun momento di stanca e tanta, tantissima vitalità. gli hermitage hanno davvero tutto ciò che dovrebbe avere una band agli esordi. speriamo che non perdano un briciolo di queste qualità in futuro e speriamo di poter ascoltare al più presto il loro primo full length. crediamo in voi ragazzi, avete tutto il nostro supporto.

rocklab
http://www.rocklab.it
giorgio pace
24/06/07
si apre e sviluppa come un grosso gioco di specchi il nuovo hermitage, a citare la nuova ala contemporanea del museo d’avanguardia russo fino ad includerla nello stesso canovaccio di suono che fa, a conti fatti, ‘as in open space’ una delle cose più interessanti e complete ascoltate nell’ambito del post rock di ultima generazione. quantomeno lo svolgimento della narrazione sonora non è così lineare o superficiale come una catalogazione di un suono ormai stanco potrebbe far credere: difatti le vie intraprese dagli hermitage scavalcano il genere stesso appena ci mettono piede (ovvero, nel caso specifico, pochi momenti), rivolgendosi per lo più a decine di vie aperte dal trattamento di suono: gli orientamenti sono post nella stessa misura in cui si riconosce il rock, non forme astratte di esso o facili reiterazioni sonore, ambientazioni emotive o quant’altro. il gioco degli hermitage abbraccia prima di tutto il sapore vintage della costruzione sonora (rock prima di tutto, psichedelia e progressive seventies), andando a parare verso una ricostruzione analogico-umana: prendono altresì in prestito la saturazione cromatica e politica della pittura russa, la sublimano -nell’arrangiamento di violino che finalmente evita i soliti climax- ed estremizzano -nei loop dell’intervista biagi/pasolini. hermitage convincono parecchio e marsiglia records mantiene.

il mucchio selvaggio / fuori dal mucchio

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aurelio pasini
03/02/08
fino a qualche anno fa bastava nominare il post-rock per vedere gli occhi degli appassionati illuminarsi. oggi, invece, capita di dare – anche solo inconsciamente – a questa definizione una sfumatura non propriamente positiva, quasi si trattasse di qualcosa di desueto, passato di moda. cosa che,s e vogliamo, non è del tutto falsa. non mancano tuttavia band che, anche da queste parti, danno al (macro)genere nuova linfa; magari senza rinnovarlo più di tanto, ma solo sulla base di composizioni solide e idee valide. è questo il caso degli hermitage, sestetto di stanza a genova che nelle tre composizioni strumentali dell’ep “as in open spaces” (uscito lo scorso anno per la net e cd-r label marsiglia) sfoggiano una maestria notevole nel maneggiare molti degli stilemi tipici del post-rock: intrecci circolari di chitarre (ma anche violino e sintetizzatori), progressive stratificazioni sonore, atmosfere dilatate e un’attenzione tutta particolare per le dinamiche vuoti-pieni. un lavoro più che buono – con menzione dovuta almeno per la lunga“next 5 km” – che si può ascoltare sulla pagina myspace del gruppo (www.myspace.com/hermitagepostrock) e scaricare gratuitamente dal sito della marsiglia (www.marsigliarecords.it). vale davvero la pena fare la loro conoscenza.