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s/t
She Said What?!



01. sick in the morning
02. wake up!
03. funny nose
04. she said what?!
05. jules et jim


°M°033 – 01/2009


She Said What?! by She Said What?!


Reviews

“Pensate ad un incrocio tra i Pixies di “Surfer Rosa” e le Throwing Muses periodo di mezzo, quelle tra “Hunkpapa” e “Red Heaven”, per intenderci. Delle Ronettes in versione genovese, “riot girl” dal delirio espressivo, con l’attitudine e l’urgenza del miglior manifesto di punk-rock al femminile in circolazione. Un giradischi schizofrenico di voci, ritmi, suoni, refrain insani, bassi molesti. Parole che schizzano via e si schiantano su muri potenti e cadenzati di chitarre marcate, urla di repulsione in salsa noise e rimescolamenti sonori spiccatamente acidi. Le ragazze sanno il fatto loro, miscelano, spezzettano, sperimentano, sono furie cannibali di suoni lisergici. Mettete il volume alto abbastanza da far sanguinare le orecchie del vicino e accomodatevi, versatevi da bere, e poi fatevi calpestare da armonie caotiche, ritornelli contagiosi e urla isteriche. Allucinate, feroci, con una dose massiccia di ironia e sostanzioso talento.” Ester – Rockit.it

“La genovese Marsiglia del “nostro” Matteo Casari continua nella missione di portare alla luce nuove band locali: una volta pubblicato l’esordio, i vari gruppi vanno poi per la loro strada. Nel caso delle She Said What?! non si tratta di postrock/glitch melodico alla Port Royal (che qui da noi hanno avuto molti epigoni) ma di un gruppo indie rock; il duo femminile composto da basso e batteria suona un rriot punk melodico tra K e Kill Rock Stars, genere non molto distante da quello della loro band precedente, Starfish (omonime del gruppo su Trance Syndicate). La registrazione, dello stesso Matteo, è talmente scarna e asciutta da assomigliare alle prime cose partorite nella cantina di Calvin Johnson e le due ragazze in quanto a irruenza e sbavature non fanno nulla per diminuire l’effetto “demotape adolescenziale”; in tutto il disco è composto da cinque canzoni per otto minuti e mezzo, tra giri di basso sbavati, batteria irruenta e voci strillanti, che non riescono del tutto a “riempire” il suono: daltronde il ritornello-manifesto della finale Jules Et Jim è “this is all we want to be”.” Emiliano Grigis – Sodapop.it