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“Disco furioso di noise suonato come se fosse l’ultima cosa che fai prima di morire. I genovesi Ut sono tre vecchie conoscenze genovese alcuni militavano nei Cut Of Mica, di musica ne sanno, e si sente. Questo disco sarebbe potuto uscire tranquillamente negli anni novanta per la Touch & Go, o per qualche etichetta di quel genere, e sarebbe stato un successone, invece esce per Marsiglia Records ed è ancora meglio. C’è tutto in questo dischetto, dal noise in stile Helmet ai giri tortuosi in stile Tortoise, a tutto quello che avete amato degli anni novanta e poco dopo. Insomma un’autentica gioia registrata in soli sette giorni a Genova nel 2014, ma uscita solo ora. Sarebbe stato un vero delitto non poter sentire un capolavoro così, perché questo è il regno della furia, del rumore elettrico che divampa come farebbe un incendio incontrollabile. Ci sono aperutre epifaniche, e un muro di suono intenso come una sudata durante una scopata. Un disco che non ti molla dall’inizio alla fine, è come se questi tre veterani si fossero ritrovati ed avessero capito senza nemmeno parlarsi che questo momento era il momento giusto per Noise Deadening Barrier. L’emozione che mi ha dato è comparabile a quelle che provavo quando sentivo il rumore uscire dai dischi che mi erano appena arrivati in qualche pacco o che avevo comprato ad un concerto. Arduo riuscire a rendere su carta questo magma. Più facile ascoltarlo e non farsi troppi problemi con i riferimenti.” Massimo Argo – InYourEyes Ezine

“Noise in putiferio che elargisce la giusta dose di inquietudine per abbattersi su di un muro di chitarre a tratti fragorose, a tratti meditative che sferzano elettricità senza chiedersi troppo e incrociando la furia dei FASK e Three Second Kiss, portando l’immediatezza in territori aspri e taglienti. Il power trio genovese raccoglie ciò che di meglio la propria terra ha da offrire coltivando un genere che affonda le proprie radici nel post punk e nell’alternative molto lontano dalla scena mainstream, molto lontano dalla scena pop, in un vortice di incontro e scontro con le correnti oltre oceaniche, creando ponti sopra l’atlantico e atterrando con suoni ruvidi e riconoscibili. Un disco che si fa portatore di un suono di nicchia, ma allo stesso tempo accompagnato da incedere di protesta, un mix geniale e congeniale capace di entrare in profondità e strappare gli ultimi fili d’erba alla terra, gettarla al suolo e lasciarla lì in un vuoto cosmico e siderale in un vuoto che deve essere riempito. Ecco allora che le dieci canzoni del disco hanno proprio questo compito, quello di concedersi e riuscire nell’intento di dare personalità ad un genere, rispolverando al meglio le armi per distruggere il sistema, come scheggia che si conficca fino in fondo, come orizzonte nuovo carico di buone aspettative.” Indiepercui

“Straight from our Italian correspondent, Aaron Giazzon (yeah, I bet you didn’t know we had an international bureau did you? Well, we do!), comes UT (not to be confused with the old NYC band of the same name) from Genoa, who you would swear were from DeKalb, Illinois or something. Total Midwestern noise rock a la Shellac, US Maple, Tar, Janitor Joe, Big’N and Colossamite. It pushes and pulls the way you want it to. Lots of wiry guitars picking and strumming over those rock solid bass rhythms that open into big, swinging grooves, and close back down on themselves into crunching chugs. You know what I mean. There are bits and pieces that stand out to make this record more than just a throwback, UT manages to hide some legit melodies into the songs, complete with, dare I say, tasteful leads as well as some gut-punching twists and turns. Yes, it sounds like something you think you’ve heard before, but it’s something really good that you think you heard before, and that’s a good thing. ” Shiny Grey Monotone

“Die zuletzt hier vorgestellten Gerda sind offenbar nicht die einzige Arschtretende Noiserock-Band aus Italien. Das Trio UT aus Genua spielt eine absolut oldschoolige und zeitlose, leicht Math-lastige Variante davon, so etwa Drive Like Jehu meets frühe Shellac oder Big Black. Und auch ein bisschen 90er/00er Dischord-Krempel. Die sträflich unterbewerteten Faraquet lassen grüßen…” 12XU

“C’est l’histoire d’un disque qui a mis du temps à arriver à la maison. Beaucoup de temps. Énormément de temps. Je vous passe les détails. Un disque sorti à 100 exemplaires en mars de l’année dernière. De la part d’un groupe qui va avoir du mal à se faire un nom car Ut, le trio féminin New-yorkais qui a sévi dans les années 80 et qui fait encore épisodiquement des concerts, n’est pas le plus célèbre groupe de la planète mais leur nom est tout de même loin d’être inconnu. Nos Ut du jour sont Italiens, viennent de Gênes et le plaisir qui découle à l’écoute de leur premier album valait largement l’attente. Ut pratique le noise-rock comme leurs autres compatriotes White Tornado ou Glad Husbands. Le truc bien pointu, tout en nuances et tendu qui fait couler la salive et gagner toutes les offensives. Ce qui ne veut pas dire que c’est la même chose mais la pratique de noise-rock découle d’un moule identique. Le rendu de Ut est personnel même si rien de nouveau ne dépasse de la coquille. Alternance bien sentie entre les chants tour à tour en mode parlé, intense, plus intimiste ou légèrement saturé. Il en va de même des rythmes et des structures en général. Ut possède le feu sacré pour élaborer des morceaux fracturés mais glissant tout seul dans le gosier en faisant agiter les membres de façon désordonnée. Ut se distingue particulièrement (entre deux bonnes grosses lignes de basse distordue) dans le jeu piquant et tout en finesse du guitariste, entre les arpèges étincelants et les riffs saccadés qui tourmentent la chair. Noise Deadening Barrier, une belle brochette de compositions qui maintiennent le flambeau du noise-rock dans une filiation historique qui ne faiblit pas.” SKX – Perte & Fracas

“Noisy math-rock per le vostre orecchie assonnate, se la sveglia è un problema eccovi dieci sbrerloni con rincorsa da Genova. Loro sono gli Ut, nuova incarnazione dei Cut of Mica (e di precedenti epiche formazioni genovesi) e l’accurato titolo di questo energetico risveglio è Noise Deadening Barrier, release numero cinquantotto di Marsiglia Records che quest’anno festeggia il suo quindicesimo compleanno. Quindici anni senza un piede in fallo.” Davide Rolleri – The Breakfast Jumpers

“Se sto a scrivere di band da più di quattro anni con cadenza pressoché settimanale lo devo in gran parte a band come gli UT. La gioia dello scoprire dell’esistenza di band così potenti e capaci di scrivere grande musica rimanendo nell’ombra dell’underground italiano mi spinge a continuare ad ascoltare, scoprire e tentare di comprendere la musica di decine di band quasi tutte di umile origine. Andiamo, dunque, a parlare concretamente degli UT: sono una band di Genova e suonano noise rock, quello sporco e matematico vicino a gente nostrana come i primi One Dimensional Man, Three Second Kiss e Lucertulas o progetti storici come Shellac e Unwound. Se non siete amanti di queste sonorità sferraglianti e grezze allora è il caso che la chiudiate qui con la lettura e non vi azzardiate nemmeno a far partire il player su bandcamp. Se, invece, state dalla nostra parte allora sappiate che siamo di fronte ad una delle migliori band italiane nel campo della distorsione touch&go e potete tranquillamente smettere di ascoltare l’ultimo dei Metz, perché questo disco è semplicemente più bello e coinvolgente del già buonissimo secondo del trio canadese. L’inizio del disco è una fulminante fiocinata noise che attacca con un basso secco, che sostiene furiose sferzate di chitarra e versi urlati proprio alla maniera dei già citati Lucertulas, maestri del post-hardcore-noise dei nostri giorni. La musica degli UT è però più anarchica e malata del trio veneto facendomi protendere per un paragone da veri intenditori: questi genovesi sono una versione più feroce dei So.lo, duo veneto dalla lunga esperienza live, ma con all’attivo un solo EP vecchio di qualche annetto ormai. L’ira noise non si esaurisce, comunque, col primo pezzo, anzi, aumenta d’intensità in “Trick or Treat”, bestiale cavalcata tiratissima. Gli UT non sono, però, soltanto rabbia incontrollata, infatti, in “The Hollow Men”, riprendono fiato andando a costruire trame sonore simili per atmosfera e decadimento agli eroi Slint, vedi per gli improvvisi scoppi elettrici e per l’utilizzo di versi recitati, per non dire sussurrati. In “Alice” i nostri propongono una via più quadrata e “melodica” della materia post, lasciando molto spazio a arpeggi e intrecci di chitarra di sonic-youthiana memoria. Un altro ottimo pezzo è “TV Daze”, il più dritto del lotto, magistralmente sospeso tra tiro hardcore e stop&go atonali e assonanti come sapevano fare alla grande i veronesi Hell Demonio. Un ultimissimo accostamento mi sento di farlo con gli Shellac, non tanto per la musica in sé, quanto per l’atteggiamento rilassato e noncurante di ciò che li circonda che trasuda da questo bell’esordio così come ogni uscita della band di Albini è dettata solo dal piacere di farla uscire. A conti fatti, dunque, questo Noise Deadening Barrier è un ottimo disco: ben suonato, ben registrato e con bei pezzi. Complimenti alla band tutta e a Marsiglia Records, attentissima label attiva da 15 anni giusti giusti.” Aaron Giazzon – Shiver

“Noise Deadening Barrier degli UT non è solo un disco noise. Andando oltre le influenze degli Shellac e dei Putiferio, ci sono riferimenti succulenti. I Blonde Red Head di Fake Can Be Just As Good, gli Strife, gli Inside Out (This is not an exit), la chitarra di Tom Morello!, i Promise Ring, June of 44 di Tropics and Meridians, la Rollins Band (XXXHolic), i Nirvana!. C’era un gruppo nella mia città che si chiamava Poker Face ed era il migliore gruppo hc metal che ci fosse in circolazione dalle mie parti, almeno a metà degli anni novanta. La cosa bella era che erano pazzi, avevano i pezzi e i suoni e sapevano suonarli dal vivo. Erano grattoni da tirare via gli intonaci. Gli UT dei primi 4 pezzi del disco mi ricordano i Poker Face. Sono di Genova, al primo disco, per Marsiglia Records, usano le chitarre taglienti ma hanno anche una capacità e complessità di scrittura evidenti nelle variazioni di percorso dentro a uno stesso pezzo. Cambi di tempo, di sonorità, di influenze, dal Kraut Rock ai Velvet Underground, linee forti di basso, poi di chitarra, o batterie in primissimo piano. I primi quattro pezzi sono durissimi, poi il disco si ammorbidisce con Alice, TV Daze, The Island: a quel punto le armonie si mettono di fianco alle chitarre, che viaggiano come i One Dimensional Man di Kill me, e vengono fuori delle canzoni che suonano alla grande. Unico strippo. Gli UT suonano da dio (il finale di XXXHolic). Se si liberano dai modelli, molto evidenti, e si mettono a scrivere più in autonomia, forse fanno paura. Finale alla Jimmy Eat The World quelli belli. ” Trucco – Neuroni

“Arriva da Genova questo power-trio, che si presenta con l’incarnazione attuale dopo aver cambiato diverse formazioni. Il sapore di questa produzione presenta una certa cura fin dalla presentazione del disco: cartoncino nero e stampa rossa, la tracklist e le info minimali stampate su velina opaca. Poche presentazioni, la musica deve parlare. E lo fa portandeoci su territori che amiamo: Riccardo (basso e voce), Stefano (chitarra e voce) ed Enrico (Batteria) trasmettono la gioia nel suonare entro le coordinate del noise rock degli anni ’90. La loro missione autoconsegnata sembra quella di far rivivere quelle ritmiche spezzate e quelle chitarre nervose su strati di basso blues. L’incipit con Ticket to Haven e Trick or Treat si trova nella terra di confine degli At the Drive-In. Con la terza traccia ci spostiamo direttamente a Washington, DC con un’intenzione che più Fugazi di così non si può, mentre nella traccia seguente Psychic Seed e The Island viene fuori il basso alla David Wm. Sims dei Jesus Lizard. Questo è il mood che aleggia per tutte le 10 tracce di “Noise Deadening Barrier”, un album ruvido e con una sua peculiare energia interna. La differenza tra i modelli citati e questi fidi cavalieri è porre un’attenzione in più alla scrittura della canzone, che renda i brani più incisivi con un tocco maggiore di autenticità.” Rachele Cinarelli – Distorsioni