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“I Case di Vetro sono l’incontro esemplare di pop, post-rock e shoegaze. Nel loro ep di debutto “Sete” uniscono batteria, synth e chitarre distorte a voci melodiche e oniriche: il graffio incisivo del rock e la “morbidezza” vocale costituiscono insieme la carta d’identità della band.
Procedendo con l’ascolto, brano dopo brano, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un libro in 3D che racconta la quotidianità, svelando la parte più intima e insicura nascosta in ognuno di noi. Incredibile come partendo dall’esterno, “Sete” sia in grado di diventare così introspettivo da vedere attraverso i nostri castelli di carte e le nostre maschere.
I Case di Vetro sono degli abili equilibristi in bilico tra fantasia e realtà, tra cuore e mente, tra paradiso e inferno proprio come le loro canzoni. Il dualismo appena evidenziato segue fedele l’intera tracklist, rispecchiando la situazione tipica del mondo di oggi. In fondo siamo tutti un po’ in bilico proprio come i Case di Vetro con la loro follia intrisa di razionalità.” Alice Sbroggiò – Rockit.it

“Dopo alcuni anni di gavetta esce l’atteso primo lavoro (di media durata) della band genovese Case di Vetro, minialbum molto curato e prodotto in collaborazione dalle liguri Marsiglia Records, DreaminGorilla Records e dalla milanese Wasabi Produzioni di Federico Branca Bonelli (Banshee, Enroco, Kramers, Cut of Mica e BluNepal nel suo notevole palmares). Si parte con Fermo immagine: primo singolo , manifesto di questa prima fase della band, brano dalla ritmica scheletrica ma incalzante, un dream pop meno dream e più shoegaze, che evoca certe atmosfere dei baltimoriani Beach House; il disco prosegue (senza praticamente staccare) con Sete, dove la melodia con reminiscenze italian psych-beat è sorretta da un tappeto ritmico notevole. Il nostro tempo è un rock più convenzionale, altro potenziale singolo, ed introduce Solaris, il brano più shoegaze del lotto, con le tastiere in buona evidenza che duettano in maniera convincente con le chitarre su una sezione ritmica efficace e prorompente. Ottima chiusura con Tempesta, tra dream pop e certo prog più melodico della tradizione autoctona (le Orme dalle parti di Verità nascoste). Sicuramente un buon esordio, testi poetici di un certo livello, uso molto discreto dell’elettronica, sezione ritmica mai sopra le righe e uno stile ancora in fase di definizione ma senz’altro già riconoscibile e inconsueto nel panorama attuale.” Roberto Giannini – Metrodora

“I cinque brani che compongono “Sete” si muovono con disinvoltura tra indie, post-rock, shoegaze, tutte influenze riconoscibili sin dall’opener “Fermo Immagine”, intro percussiva e crescendo sognante e psichedelico. La title-track mette in evidenza l’anima più psycho-noise della band con uno splendido tappeto di distorsioni, mentre “Il Nostro Tempo” è un power pop dal tiro micidiale. Solaris apre nuovamente ad atmosfere dream-pop, e la conclusiva “Tempesta” si muove sulla stessa falsariga, ancora più catartica se vogliamo. Non c’è ombra di dubbio, “Sete” è uno splendido biglietto da visita e lascia ben sperare per le future produzioni de Le Case Di Vetro” Giacomo Messina – KDCobain

“La prima volta che ho ascoltato Sete, mi sono subito reso conto del fatto che i Case di Vetro sono consapevoli di ciò che fanno. Consapevolezza della propria cifra e dei propri mezzi è ciò che dimostrano in tutti i brani del disco. Partendo dal singolo Fermo Immagine che, con la batteria quasi tribaleggiante,con la voce quasi viscerale di Alfonso Fanella aleggiante su accordi riverberati, che via via si addensano fino ad una splendida impennata shoegaze, piena e ricca, ci riportano alla mente il sound ormai tipico delle band dream pop della scena pesarese (non faccio nomi, intanto avrete già capito a chi mi riferisco). I Case di Vetro non sono solo dream pop e shoegaze: nei brani Sete e Il Nostro Tempo mettono in luce anche la loro vena più psichedelica e rock. Dopo la parentesi psych-rock, le chitarre shoegaze e l’elettronica sognante tornano a farla da padrone (Solaris e Tempesta), stendendo dinnanzi a noi un tappeto liquido sul quale ci può sdraiare e farsi trasportare.” Andrea Siri – InYourEyes Ezine

“I genovesi Case di vetro, nati quattro anni fa, esordiscono con un EP di cinque tracce nelle quali vengono descritte le vite di cinque personaggi del nostro tempo alla ricerca di sé stessi. Lo stile musicale del quintetto si nutre di una miscela ben riuscita di post-rock, shoegaze e indie-rock, dove le chitarre disegnano volumetrie perfette con la complicità dei synth e il supporto di una base ritmica sicura e serrata, soprattutto nella decisa Tempesta. Ad eccezione della psichedelia evocativa di Solaris, negli altri tre brani domina un pop-rock colto e incisivo che lascia ben sperare per future produzioni sulla lunga distanza.” Vittorio Lanutti – La Scena