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“I Monêtre sono una delle numerose dimostrazioni di come oggi, quando si hanno buone idee e talento, è possibile fare musica anche quando un intero oceano (nella fattispecie l’Atlantico) separa i membri della band. Mauro Costagli (chitarra), Alessandro Zangani (basso), Luca Schittzer (batteria) e Marco Siddi (chitarra) risiedono infatti in Italia, mentre Federica Tassano (voce) presta la propria ugola da quel di New York, eppure l’affinità artistica tra i cinque è tale da dar l’impressione che tutti i pezzi nascano nella stessa sala prove. Buona parte del merito sarà da attribuire anche all’esperienza che ciascun membro dei Monêtre ha potuto maturare grazie alle diverse altre formazioni in cui militano o hanno militato, ma le dieci tracce di questo esordio eponimo evidenziano anche un eccezionale feeling strumentale e un’attitudine onirica delle parti vocali che riescono ad inserirsi perfettamente tra le trame suggellando uno stile forte, che coglie a piene mani dalla musica degli anni ’90 (soprattutto quella d’Oltreoceano, e non sarà un caso) ma ne propone una rilettura aggiornata e personalizzata dal gusto raffinato e sognante del combo ligure. Quello che ne viene fuori è un disco dall’anima post-rock che grazie alla delicata voce di Federica (che in certi momenti ricorda Lou Rhodes) raggiunge le più alte sfere del dream pop alternando serenamente languide melodie e riff aspri, momenti dilatati e inquietudine, divagazioni d’ispirazione psichedelica ed esplosioni sonore, ritmi spezzati e rincorse, in equilibro precario tra reminiscenze dei primi Motorpsycho, echi Slowdive e qualche spruzzata di Medicine. Un progetto insomma fortemente internazionale a cui auguriamo lunga vita, ancora più lunga della distanza tra la Liguria e la Grande Mela.” Doriana Tozzi – Rockit.it

“The Cardigans, Cat Power, Sade e Sonic Youth: questi sono i primi nomi che mi sono venuti in mente quando ho sentito per la prima volta il disco omonimo dei Monêtre. O meglio ho ritrovato riferimenti molto marcati man mano che le tracce andavano avanti nelle mie cuffie. Riferimenti ingombranti? Molto probabilmente sì, tanto da far venire una legittima ansia da prestazione al gruppo formato da Mauro Costagli (chitarra), Alessandro Zangani (basso), Luca Schittzer (batteria) e Marco Siddi (chitarra) e Federica Tassano (voce), ma queste sono le impressioni a caldo. Andando a scavare a fondo in questo disco possiamo dire che i Monêtre hanno confezionato un disco di dieci tracce veramente piacevole, in bilico tra un alternative rock più confident con le sonorità oltre oceano e un indie più italico. Nonostante il cantato in inglese. E qui si apre una caratteristica interessante del processo creativo del gruppo: perché mentre gli uomini della band sono basati a La Spezia, Federica Tassano vive a New York, quella città tanto amata e odiata allo stesso tempo da Kim Gordon, a proposito di Sonic Youth. E così, per corrispondenza, sono riusciti nell’impresa di chiudere un disco. La cosa curiosa è che i Monêtre non solo l’unico gruppo della scuderia Libellula che abbatte le barriere transfrontaliere. Anche gli Alephant hanno pensato e scritto il loro primo disco – Whole – tra Piemonte, Francia e la California. Anche se sono più incline a vedere la qualità di un processo creativo di un gruppo chiuso a chiave nella stessa sala prove a sudare e discutere faccia a faccia se un riff vada bene o meno, devo ammettere che guardando al prodotto finale il risultato è eccellente.Non solo, per rendere tutto più realistico, si permettono anche di far suonare il disco come se fosse stato suonato dal vivo, magari su una traccia sola.
Per concludere, questo gruppo alla prima esperienza discografica ha un mood complessivo da band di lungo corso (forse anche perché tutti e 5 sono musicisti che militano o hanno militato in altri gruppi), con degli ottimi testi in inglese (prendete ad esempio We were roses), scritti principalmente dalla “newyorkese” Tassano, e degli arrangiamenti interessanti.” Damiano Sabuzi Giuliani – csimagazine.it

“Arpeggi agrodolci, un cantato espressivo, delicato e pieno di luce, quello di Federica Tassano, chitarre pensose e vibranti, sonorità essenziali (chitarre, basso, batteria) dal calore e vigore intimo e genuino nel primo album della band ligure, che propone un morbido indie-pop, ricco di chiaroscuri, e un alt-rock ora riflessivoe malinconico, ora fitto di inquietudini e distorsioni. In primis i punti di riferimento del gruppo affondano nella musica degli anni ’90 e Duemila, ma esso appare in linea anche con tanti bei progetti internazionali di oggi. Nei testi emozioni che spaventano, la necessità di ritrovare l’orgoglio, maschere, dubbi, smarrimenti, violenze e piccoli ritratti di scorcio/dediche per figure femminili e maschili. GIOIELLINO DOLCEAMARO.” Rockerilla – Ambrosia J. S. Imbornone

“Quale collegamento c’è fra La Spezia e New York? Città distanti, appartenenti a continenti diversi, ma fulcro della band Monêtre.
Difatti quattro componenti su cinque hanno base nella città Ligure mentre la cantante (Federica Tassano ndr.) vive nella città statunitense e qualche giorno fa, il 6 dicembre di preciso, hanno esordito con l’album omonimo prodotto dall’etichetta Libellula/OuZeL/Marsiglia. Tra alt-rock tipico del decennio ’90-2000 e il più moderno indie pop, nonostante la presenza di complessi arrangiamenti, la band ha una strumentazione essenziale composta da due chitarre, un basso e un drumkit che accompagnano la voce di Federica, naturale e senza fronzoli, femminile e molto chiara, capace di raggiungere picchi tonali considerevoli. In ogni brano l’intro è realizzato dalle armonie e arpeggi delle chitarre le quali sembrano alzare il sipario per l’entrata in scena della voce della cantante, il tutto crea un’atmosfera Dream Pop. L’album Monêtre è composto da dieci brani tra cui Valerio, che a primo acchito fa ricordare molto vagamente i Cranberries di prima stagione; l’altalenante So done – dall’inizio calmo poi distorto e di nuovo calmo; la bellissima bonus track Red balloon, che trasmette la sensazione di galleggiare in mare aperto dove onde cullanti vengono riprodotte dall’effetto chorus delle chitarre e la voce della cantante è simile al richiamo di una sirena.” Alessia Carolina De Rosa – dafenproject.it

“I Monêtre hanno pubblicato il loro disco d’esordio il 6 dicembre. 9 tracce che si divincolano tra il pop e il rock con uno sguardo fisso sugli anni a cavallo tra i ’90 e i primi duemila. I Monêtre si trovano a metà strada tra La Spezia e New York, nel mezzo dell’Oceano Atlantico nei pressi delle Azzorre. Non proprio, i Monêtre sono spezini, ma la cantante abita a New York. Ciò non ha impedito alla band di dare vita all’omonimo disco d’esordio. I Monêtre sono composti da Mauro Costagli alla chitarra, Alessandro Zangani al basso, Luca Schittzer alla batteria, Marco Siddi alla seconda chitarra e Federica Tassano alla voce. Tutti provenienti e coinvolti in altre band che spaziano dal grunge, all’elettro pop, al post-punk. I pezzi vengono orditi principalmente da Mauro, arrangiati insieme alla band in sala prove in Italia e poi volano attraverso l’etere fino a New York dove Federica Tassano compone testi e melodie vocali. L’album è stato registrato al Tabasco Studio di Sori, nel genovese, da Nicola Sannino. E’ uscito per un tris di etichette: Libellula, OuZeL e Marsiglia. Nelle sonorità dei Monêtre si riconoscono le influenze musicali che hanno caratterizzato la fine del millennio scorso e l’inizio del nuovo, tra l’alt rock e l’indie pop. L’abbiamo ascoltato in 3 prima di proporvelo come disco della settimana ed ognuno di noi ci ha visto cose diverse. Dai Cranberries ai Verdena, da Alanis Morrisette a Paula Cole – autrice della sigla di Dawson’s Creek. Un soft rock melodico, piacevole, con note melanconiche e riflessive che si incastrano a momenti rabbiosi ed energici. Il disco cerca di riportare suoni il più naturali possibile, come racconta Mauro: “Il progetto Monêtre per me è nato dall’intenzione di voler realizzare un album che riprendesse la purezza delle sonorità del decennio a cavallo dei Duemila in cui gli strumenti tradizionali del rock (chitarre, basso e batteria) hanno un gusto genuino, pochi effetti, e suonano con un’immediatezza che è difficile cogliere nei dischi molto prodotti.”” RadioCittàFujiko Disco della Settimana

“In scaletta 10 pezzi dove il rock alternativo strizza l’occhio all’orecchiabilità – a volte con buoni risultati, altre volte senza andare a colpire il bersaglio grosso.” distopic.it

“Con un ritorno a quelle sonorità alt-rock anni 90-2000 si affacciano sul mondo della musica i Monêtre con il loro disco d’esordio omonimo registrato e mixato da Nicola Sannino al Tabasco Studio di Sori (GE) . Come si fa a non amare questo disco? Il sottoscritto non guarda i sotto testi, i rimandi di quello che può essere un lavoro, ma guarda alla energia del disco nel suo complesso. E i Monêtre cercano di proporre un lavoro nel quale gli effetti sono pochi, le chitarre sono pulite, il tutto condito con una certa penna nostalgica. Un po’ Temper Trap, un po’ tante altre cose che vanno scoperte, non il classico pop 4/4, con canzoni sulle quali non è facile neanche cantarci. Ecco forse questo manca a questo disco, un qualcosa che colpisca direttamente l’ascoltatore e che lo porti a ricordare una canzone. Il fatto che le dieci canzoni dell’album non siano così quadrate portano a non essere ricordate e questo però è un elemento fondamentale nella musica. Insomma bisogna essere un po’ paraculi. I Monêtre sono una band da tenere d’occhio.” Silvio Mancinelli – musicalnews.com

“Quintetto con base a La Spezia, i cui elementi vantano già altre esperienze alle spalle (il chitarrista Mauro Costagli ad esempio suonava nei Lo-Fi Sucks!). Nati dapprima come un trio strumentale, ampliatisi poi a quartetto, per trovare infine anche una ‘dimensione vocale’, grazie all’arrivo di Federica Tassano. Obbiettivo dichiarato della band in questo esordio è quello di ripercorrere certi sentieri sonori a cavallo dell’inizio degli anni 2000, al cosiddetto ‘post rock’, alle soluzioni sonore di band come Tortoise, Karate e tante altre, magari con un maggiore sguardo verso un indie – pop non troppo ammiccante. Il risultato sono dieci pezzi dominati dal costante dialogare delle due chitarre che disegnano trame sonore spesso accidentate, non lineari, caracollanti, che a tratti si fanno dissonanti e talvolta flirtano col noise, trovando sull’altro piatto della bilancia la dolcezza, a tratti una tenerezza quasi infantile, della voce di Federica, con un finale che rievoca i Sigur Rós, con la sua lingua ‘inventata’ e le atmosfere rarefatte. Brani per lo più intimisti, riflessioni su di sé e sulle relazioni interpersonali, un omaggio a chi non c’è più, una parentesi dedicata a chi muore cercando di attraversare il mare. Un disco avvolgente, a tratti emotivamente intenso.” crimson74 – crampi2.wordpress.com

“Uscito lo scorso gennaio, Valerio è un video che testimonia un vero e proprio sforzo collettivo. Realizzato per promuovere l’album dei Monêtre uscito per OuZeL / Libellula e distribuito da Audioglobe è stato diretto da Rocco Malfanti, già titolare del progetto fotografico e visuale “Le grottesche” insieme a Camilla Floreancig e prodotto da Mauro Costagli, chitarrista della band. Come accade sempre più spesso, “Valerio” è un piccolo esempio di sforzo connettivo, dove il controllo produttivo che ormai assegna tutta la filiera creativa e comunicativa agli stessi artisti, coinvolge gli attori principali nella realizzazione dell’ultimo spazio di comunicazione visuale sopravvissuto alla disfatta del mercato discografico: il videoclip.” Leggi l’articolo completo su: https://www.indie-eye.it/recensore/videoclip/monetre-valerio-il-videoclip-diretto-da-rocco-malfanti.html Michele Faggi – Indie-Eye

“Esordiscono con un disco omonimo i Monêtre. Dieci tracce dalle caratteristiche indie rock e cantate in inglese, registrate al Tabasco Studio di Nicola Sannino. Si parte da Weirda, che ha un cantato gentile e sottile che fa opposizione a sonorità piuttosto robuste e aggressive ma fluide. Si procede poi con B, più rallentata e intensa con qualche riflesso emo/slowcore e radici nei 90s. Una chitarra che parte da lontano caratterizza Valerio, capace poi di crescere in modo complessivo. Modi tranquilli per la seguente On a Boat, che lavora sul fondo e poi di nuovo a crescere. In apparenza c’è molta calma in So Done, che però sfugge e cambia ritmo, nonché pelle, in corsa. We were roses si fa invece più fitta e carica di chitarre. Risonanze profonde quelle di Carol, la cui malinconia fluisce brevemente per lasciare spazio poi al drumming robusto di Edna. Con Blinding white si parte da lontano con segnali piccoli e sparsi e con memorie, soprattuto vocali, dei Cranberries. Il finale si tinge di rosso con The Red Balloon, intima e raccolta. Buono l’esordio dei Monêtre, ispirati e convinti, con influssi internazionali (e anche un po’ vintage) molto tangibili ma anche decisamente dotati di personalità.” Fabio Alcini – TRAKS musictraks.com