01. 1 02. It’s time to celebrate 03. 2 04. Mimicry (Herzog) 05. You lied! 06. 3 07. prompt_Act like Carlo magno and write a love letter to Irene d’Atene 08. Mechanical turks 09. 4 10. Does Love Verify Me? 11. Trained to be false as me 12. 5 13. Jonathan Richman already said it 14. Love in the metaverse 15. I’m a doomer baby (coldness be my god)
Video pieno di spiegazioni per promuovere il pezzo Mechanical Turks di Superfreak dal nuovo album Ai How Are you? Alla batteria c’è Jacopo Fiore, al Sax Andrea Caprara, alla chitarra Fabrizio Baldoni. Il pezzo è ispirato a tutte le persone che dedicano la propria vita a verificare le informazioni delle Intellegenze artificiali, ma che poi stanche utilizzano le intelligenze artificiali stesse per scansarsi il lavoro e godersi la montagna. Un po’ di relax prima della fine del mondo.
C’è tanto entusiasmo per le Intelligenze Artificiali. Molti le trattano come se fossero degli amici, frasi tipo “hey buddy”, “dai, ce la facciamo” sono la normalità. Chissà se questo affetto per le macchine è genuino e se è per questo che deleghiamo a loro sempre di più. Ok il lavoro, ma i nostri sogni? Cosa ci piace ancora fare? Cosa ci rende ancora umani? Basterà soffrire? Sanguinare? Riconoscere tutti i semafori? Carlomagno si sarebbe potuto davvero innamorare di Irene d’Atene?
Superfreak new album about Artificial Intelligence.
Are we tired of checking traffic lights? Is love or bleed needed to be human or to access our email? What Did Carlo Magno write to Irene d’Atene?
La copertina dell’edizione in cassetta è stata stampata in due colori, teal e black, con risograph GR3770 + giallo stampato in serigrafia presso TroppaTrama PrintLab
These are the artificial humans used in this album.
Jacopo Fiore: Batteria, Fabrizio Baldoni E Cesare Pezzoni: Chitarre, Andrea Caprara: Sax, Headless Girl: Cori, Superfreak: Tutto Il Resto e Il Mix, James Plotkin: Mastering, Lorenzo Incardona & Sguanci: Conversazioni.
Alt-pop: Piano bass guitar and a lot of sax
Reviews
“Vorrei parlare alla giuria se me lo permette, vostro onore. Non sentivo Superfreak dalla fine del 2022, quando assistetti alla sua esibizione al circolo IAM di Milano prima di TOTALE! e del DJ Set di Cazzurillo, serata nella quale mi convinsi nella spendibilità del suo progetto, nella reale possibilità di andare oltre il circolo degli sciammannati staccatisi da quel grande corpo lebbroso che perse le sue parti, per volare alto da solo. Qui, un anno e mezzo dopo, vediamo il nostro lottare con l’intelligenza artificiale guastando il suo elegante e pianistico power pop con degli inserti fiatistici in una It’s Time to celebrate che non potrebbe meglio accoglierci. Il disco par essere strutturato con brevi “bug” tra un brano e l’altro, che danno la svisa facendo mantenere al complesso un ritmo alto e senza pausa alcuna. La pianola malefica suonata da Giuseppe Laricchia è colei che, come un tarlo, gli permette di scavarci nel cervello, insinuandosi e collegandosi ai nostri circuiti a mo’ di virus, tanto che potremmo ricordarcelo erroneamente nelle formazioni più iconiche, intruso stilosissimo. Carmen, Laricchia, Bryson, Smalley, Bonfanti. Lennon, Harrison, Laricchia, McCartney, Starr. Buffon, Burgnich, Facchetti, Laricchia, Zaglio, Guarnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Di Giacomo, Corso, Suarez. Ed invece siamo in un bellissimo 2024 che, considerando quanto sorrida ai fratelli D’Addario aka i Lemon Twigs, potrebbe regalare gioie anche a Superfreak. Prendiamo ad esempio la francofona Prompt Act Like Carlo Magno And Write A Love Letter To Irene d’Atene, cremosa e pazzerella potrebbe far letteralmente far esplodere le piste dei più gagliardi. Talvolta sembra di essere al cospetto con un Randy Newman sotto grappa, come nella briosa Mechanical Turks, mentre toni messianici ci raccolgono prima di ricominciare a girare. Superfreak è oltre il tributo e la pantomima, riuscendo ad esprimersi come già Robert Alan Lopez nei pazzi di El Vez prima di lui, partendo da epigono e scalando un’erto colle dalla cui vetta mixa clamorosamente power-pop, soft rock, animi bandistici, cantautorato storto alla Daniel Johnston in un cocktail clamorosamente orecchiabile e piacione. Certo, non abbiamo idea se questo possa essere merito suo oppure dell’intelligenza artificiale, forse il nostro è scomparso anni fa venendo sostituito da un androide? Del resto nemmeno Paul McCartney dopo la sua morte è più stato lo stesso e lo stacco numero 5 potrebbe anche essere una celebrazione per l’altro mondo. Jonathan Richman Already Said It e voi non siete nessuno per contraddirlo, ok? Giustamente Superfreak celebra l’amore nel metaverso e prima di andarsene ci porta con se sulle montagne russe più stilose del mondo, mixando lu Brazil, los Estados Unidos e l’elio con il quale riempie palloncini colorati dei colori più belli del mondo. Le promesse sono state mantenute, ho concluso vostro onore.” Vasco Viviani – sodapop.it
“Album di difficile collocazione, grazie alla quantità di riferimenti che lo porta in una dimensione vicina all’attitudine di Frank Zappa e a Jonathan Richman (non a caso omaggiato nel titolo di un brano). Pop caustico, rock, lo-fi, jazz, follia, disordine sonoro, per un lavoro anomalo, originale, personale.” Antonio Bacciocchi – Radio Coop
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