il disco è stato prodotto da chris crisci (appleseed cast).
il disco è una coproduzione con japanapart, tesla, markgolden e i ragazzi giapponesi di friend of mine.
http://www.japanapart.com
http://www.tesladischi.it
http://www.friendofminerecords.com
le 300 copie in cui è stampato, vinile 10″, sono disponibili ai banchetti o direttamente mandando un messaggio alle etichette o al gruppo.
all’esaurimento delle copie partirà il download libero in creative commons.
“Il nome di chi è stato dietro a questi June Miller mette in soggezione. È Chris Crisci degli Appleseed Cast ad aver premuto pulsanti e mosso cursori durante la realizzazione di “Simulacra Sunset”. Che nasce come tributo a “Blade Runner”, anche se quello del film con Harrison Ford è un immaginario ben più algido, robotico e spietato di quello – caldo e umano – illustrato dalla band. A livello di compattezza e armonia i June Miller ne escono con le spalle larghe. C’è un lavoro certosino nei dettagli per un post rock con le carte in regola. C’è tutto lo stile. Il crescendo. Il delay. L’emo-zione. C’è da immaginarseli dal vivo: musicisti che si dimenano sul palco mentre la pelle d’oca prende il sopravvento sulle loro braccia e le valvole degli amplificatori evaporano saturazione mista a sudore. Ci sono i ritmi, mediamente più movimentati rispetto alla concorrenza – più rock che post. C’è poi la bella voce che smarca abilmente il gruppo dai facili paragoni e ne esalta potenzialità anche commerciali. Ciò che manca, al momento, è la sorpresa. I ragazzi colpiscono positivamente per foga e convinzione dei propri mezzi, ma non seducono fino in fondo. L’orecchio già sa dove andranno a parare in termini di costruzione della canzone e le melodie sono buone ma talvolta un po’ acerbe. Sarebbe bastato lavorare più di sintesi, di semplicità. Senza cercare quel colpo a effetto che puoi ottenere solo quando hai capito che cuore e cervello non sono elementi in lotta fra loro, ma parti dello stesso organismo. Disco carino e ben fatto, quindi, ma i June Miller possono – devono – fare molto di più. E, ne siamo certi, lo faranno.” Manfredi Lamartina – Rockit
“I June Miller in questo ep hanno messo sentimento, passione, entusiasmo, interessanti chitarre, atmosfere lievemente rarefatte, pulsazioni. Sono cinque pezzi legati da un potente gusto stilistico, da un percorso strumentale complesso e non banale ma che arriva al cuore direttamente, senza cercare vie di fuga. Non a caso si può parlare di mini concept-album, magistralmente post-prodotto e missato con l’aiuto di Chris Crisci (The Appleseed Cast). Il gruppo dice d’ispirarsi per le tematiche all’universo “philipdickiano” in generale e alla traduzione filmica di Blade Runner in particolare, cercando quelle sensazioni, quelle sfumature d’intenzione: il tintinnio delle gocce di pioggia che si rincorrono, di continuo, come trama e ordito liquidi negli intrecci delle armonie, la tensione quasi di fuga, sicuramente di ricerca dell’alt(r)o nelle cadenze, e quel senso di (dis)umanità in bilico, sempre domandata, nelle linee cantate. Io dico semplicemente che sono canzoni a cui poter affezionarsi istintivamente, perchè sono toccanti negli arrangiamenti, perchè riscaldano e fanno riflettere, perchè toccano i tasti dell’indie rock trovando una propria personale sfumatura ed un unico sapore. I June Miller vanno nella giusta direzione. ” Valentina Zardini – Sound Magazine
“In allegato al CD degli spezzini June Miller, c’è un foglio esplicativo dell’idea che sta dietro a ‘Simulacra Sunset’, ovvero la volontà di trasporre in musica le sensazioni e la realtà visionaria di un capolavoro del cinema quale è “Blade Runner”. Da amante di questa pellicola devo dire che riescono bene nel loro intento, grazie ai sapienti intrecci di chitarre costantemente bagnate da delay ed echo. Ultimamente la Liguria si sta facendo notare per una quantità di gruppi che attingono al post rock, più o meno tradizionale, a piene mani (e penso agli Hermitage) così come risulta da questo EP fresco di stampa. La cosa interessante dei June Miller è che sanno dosare perfettamente i canoni classici del post rock con un uso della voce molto interessante che a tratti mi ha ricordato i Sigur Ros (‘Rachel’) e in più di un occasione mi son ritrovato ad associarli ad un gruppo italiano che tempo fa un’amica inserì in una compilation (era in cassetta, quindi tanto tempo fa!): i Votiva Lux, di Bologna, in particolare con l’EP ‘Lindbergh’. Se gli amanti di “Blade Runner” si sentiranno chiamati in causa degli intenti delle trame sonore dei June Miller, non resta che ascoltarli e lasciarsi trascinare dai loro intrecci e dalle loro sonorità post-space-rock. 3.5/5” Andrea Sassano – NerdsAttack
“Di band indie-rock ce ne sono a volontà. In Italia e all’estero. Dunque trovarne di qualità diventa facile, ma originali molto più complesso. Spiccano nel panorama nostrano i liguri June Miller, che con interessanti soluzioni fatte di chitarre appassionate e un’indole post-rock di rilievo e caratura nord-europea trasudano atmosfere ora dark-wave ora indie, appunto, in scintille strumentali d’effetto.
Il loro EP Simulacra Sunset, seppur breve, proprio perché un EP ne manifesta la capacità rock d’avanguardia, quasi a far pensare si tratti di un concept album (mini) in cui spiccano sperimentazioni emozionali di rilievo, a metà tra Mogwai e The Cure.
L’intro, vaporosa e d’atmosfera, anticipa alla successiva Philip, versatile brano il cui ritornello cinematografico risulta orecchiabile seppur post-rock. Poi risalta la materia sonora di Headin’ Off World e trasale dolcezza malinconica. Rachel è soave ballata eterea alla Bjork (con voce maschile però) e lieve psichedelica dagli echi italici alla Klimt 1918, mentre la conclusiva Two Thousand Nineteen rimanda ad una fuga immaginaria in un cantato sofferto e sentito.
Un bell’EP, forse poco per giudicare, ma certamente originale, personale, intimo, ricreativo e dolce. Molto dolce.” Ilaria Rebecchi – Hatetv.it
“Ep di esordio per gli spezzini June Miller, che partendo dall’ispirazione datagli da Blade Runner – le cinque tracce presenti vanno in effetti a comporre un omaggio al libro di Dick e al film di Scott – edificano un pugno di composizione dalla indubbia potenza suggestiva, tutte giocate a cavallo tra un rock onirico e riverberato e più marcate dilatazioni con echi che sfiorando il post rock non ne aggiungono mai certe la ‘cerebralità’, facendo rimanere intatto l’impatto emotivo dei brani.
Il disco è giocato su uno snodarsi parallelo di emozioni: una sorta di alone di tristezza paragonabile alla pioggia battente del film), tradotta dal cantato e dai tatti melodici della chitarra si accompagna ai modi più aggressivi della densa sezione ritmica.
Convincente nell’interpretazione e nella comunicazione emotiva, il quartetto ligure lo è forse un pò di meno dal lato della personalità e dell’originalità stilistica, che si spera di veder ulteriormente affinato nell’imminente prima prova sulla lunga distanza.” Marcello Berlich – Losing Today